venerdì 9 luglio 2010

Non se ne esce

Non se ne esce e l'ho capito ora.
E' una trappola, una prigione... Eppure è tutto quello che mi resta.

Dopo mesi e mesi e mesi di fame incontrollabile, di abbuffate, di pranzi al posto della colazione e merende durante la notte oggi, finalmente, ho mangiato normalmente.
Mi sono sentita felice, mi sentivo quasi viva.

Mi ha svegliata quel fottuttissimo trattore, ho acceso il telefono; uno squillo dal mio ex ( che è in ospedale, ma nulla di esageratamente grave) e un messaggio da una nuova cara amica (: .

Sola a casa. Mezzo giorno. Il telefono di casa che, finalmente, tace.

Il sole che non mi ha dato fastidio, un biglietto accanto alla tv: " Siamo uscite, baci amore. Mamma e Sister ".
Perfetto. Tutto iniziava alla grande.

Colazione con thè e biscotti quardando la tv, sistemo la cucina, verso le tre pranzo con una mozzarellina piccola e 5 pomodorini con mezzo cucchiaino di olio.

Ero allegra, con la mia migliore amica ho parlato dle concerto, ho girato per casa in mutande cantando Mina, mi sono fatta la doccia e mi sono messa a leggere.

Quando sono tornate a casa anche la mia vita è tornata con loro.

Ecco il nervosisimo, la fame, l'ansia, la tristezza.

Allontanare i miei problemi e far finta che non esistono non è una buona mossa per sconfeggirli.
Soprattutto quando sono dentro di me, non si scappa da se stessi.

Cinema. Patatine e Coca Cola.
All'intervallo stavo vomitando nel cesso.

Ho provato, credetmi, a risistere; per la verità, sono mesi che resisto.
E' stato un bisogno fisico impellente, mi sentivo soffocare.

Giu, via di corsa per le scale della sala.
Uno, due, tre, dieci gradoni. Spingi le porte, pesanti come massi.
Bestemmia, i bagni sono occupati.
" Che cazzo si guardano ste ragazzine, tra un po vomito qua. "


Toh, guardalo, il segno sulla mano è tornato.
Non si scappa.